Il concetto di motivazione si è pian piano affermato in psicologia a partire dagli anni 30 del 900. Questo concetto è entrato a far parte del nostro uso comune, quindi del nostro linguaggio e del nostro modo di pensare. Ci basta pensare semplicemente a due soci che periodicamente si riuniscono per uno scopo comune, e magari uno dei due, notando che l’altro “non ce la mette tutta”, può esortarlo ad applicarsi di più. Oggi come oggi la frase che riferirebbe al suo socio sarebbe: “non ti vedo abbastanza motivato!” ma probabilmente fino a qualche decennio fa sarebbe stata:”non hai volontà!” oppure:”non ci metti abbastanza volontà!”.
È facile notare almeno due differenze sostanziali tra questi due tipi di affermazioni ed andiamo immediatamente ad analizzarle.
La prima differenza è che il termine “Volontà” è un termine più moralistico rispetto al termine “Motivazione” , infatti nell’800 si riteneva che la volontà fosse una facoltà della mente proprio come la memoria o l’intelligenza, ma che a differenza della memoria o dell’intelligenza potesse dipendere dalla libera scelta e dagli sforzi morali dell’individuo. In pratica nella frase “non hai volontà!” non vi è nessun tentativo di capire cosa ci sia nella mente dell’altro ovvero, che cosa mai, in senso psicologico muovesse o non muovesse l’altra persona verso un dato corso di azioni. Era quindi, soprattutto un rimprovero.
In altre parole, se uno non aveva volontà era soprattutto per colpa sua. Oggi invece se si dice a una persona che non è abbastanza motivata, si afferma un qualcosa di diverso, è come se si dicesse che la persona in questione non possiede le necessarie risorse interiori per fare velocemente ed efficientemente una data cosa. Il discorso, nella formulazione più moderna è certamente meno moralistico perché privo di atteggiamenti moralistici ed è al tempo stesso un atteggiamento più psicologico in quanto mira a capire e cercare le cause. La persona a cui oggi viene rivolta un’osservazione sulle proprie motivazioni potrà essere essa stessa incuriosita nel cercare le cause della sua scarsa motivazione e potrà anche, qualora lo volesse, essere aiutata a capire perché non è abbastanza motivata.
Facciamo un semplice esempio per capire meglio l’argomento, pensiamo ad una persona che vuole smettere di fumare. Ecco, questa persona dopo averci pensato per vari giorni, a un certo punto crede di avere la determinazione necessaria a smettere di fumare, quindi pensa di avere la forza di volontà necessaria a smettere e decide che a partire da quel momento non fumerà più. Purtroppo però succede che dopo qualche ora accende di nuovo una sigaretta e poi un’altra e così via. Che cosa è accaduto? Semplicemente che questa persona non aveva valutato bene le sue motivazioni a fumare (compresa quella dell’assuefazione dalla nicotina) e dall’altro lato, quelle a non fumare. Questo esempio serve a spiegare che se vorrà smettere di fumare, il nostro fumatore ipotetico, non dovrà cercare di aumentare la sua forza di volontà bensì dovrà diminuire le motivazioni che lo spingono a fumare (per esempio seguendo un programma di disassuefazione dalla nicotina) e nello stesso tempo dovrà aumentare le sue motivazioni a non fumare (per esempio partecipando a un gruppo finalizzato ad aumentare le conoscenze sugli effetti nocivi del fumo).
La seconda differenza tra dire “non hai volontà” e “non sei motivato” è che il concetto di volontà non è un concetto scomponibile mentre quello di motivazione si. In altre parole, la volontà (sempre che esista) pare sia sempre uguale a se stessa mentre le motivazioni sono tante, a volte anche in contraddizione tra loro. Pensiamo semplicemente alla miriade di motivazioni che possono spingere una persona qualsiasi a produrre un comportamento e potremmo facilmente avvicinarci a capire che le motivazioni possono dipendere da tantissimi fattori ad esempio dalla necessità di avere denaro, oppure dall’ambizione di affermarsi, o dall’egocentrismo, dal desiderio sessuale o dalla consuetudine affettiva e così via. Il concetto di motivazione quindi, anche se certamente complesso, scomponibile ed articolato si presta ad un approccio di maggiore approfondimento rispetto al concetto di volontà.