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L'ansia e il sentimento di insicurezza

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Per parlare dell’ansia e del sentimento di insicurezza dobbiamo riprendere il concetto di motivazione e come le diverse motivazioni ci spingano a fare o non fare una certa cosa, come ci spingano a dire o non dire qualcos’altro, o come ci spingano a produrre o non produrre un certo comportamento. Come abbiamo già trattato in uno dei precedenti articoli, ricordiamo ancora una volta che le motivazioni non sempre convergono tutte verso un obiettivo chiaro e o comune anzi, può capitare, anche più spesso di quanto non si pensi, che le motivazioni siano parzialmente o completamente divergenti se non addirittura diametralmente opposte. Una possibile conseguenza del conflitto tra le motivazioni è l’ambivalenza e l’ambivalenza è uno stato che porta a un tipo di comportamento in cui coesistono diverse motivazioni e che generalmente genera una risposta somatica e viscerale come appunto l’ansia.

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L’ansia , di per sé, non è un fenomeno anormale. Si tratta piuttosto di uno stato di ipervigilanza fisiologica, ed è una varietà dei possibili fenomeni “emozionali” di attivazione (arousal) dell’organismo. Più precisamente, l’ansia è la vigilanza “acuta” che ci prende di fronte a un pericolo di cui non conosciamo né la natura né l’entità. Per essere più chiari, pensiamo alle manifestazioni degli animali di fronte a un segnale aspecifico di pericolo. Anche nella specie umana, l’ansia si traduce in una tendenza immediata all’esplorazione irrequieta dell’ambiente, in una disponibilità a concentrare rapidamente e volubilmente l’attenzione su temi o stimoli diversi nella ricerca di spiegazioni e rassicurazioni, e in una serie di fenomeni neurovegetativi come l’aumento della frequenza del respiro e del polso, che sono la preparazione fisiologica o all’attacco o alla fuga.

L’ansia diventa disturbante quando si prolunga, e ciò che accade in modo tipico quando il pericolo non sia identificato e persista nel tempo come minaccia “senza un nome”. Questo, del resto, è il motivo che ci spinge a cercare sempre un nome alla nostra ansia. Per esempio, se una persona è in preda, per qualsiasi motivo, a una crisi di panico, essa cerca subito qualcosa di cui avere paura. In breve tempo allora può elaborare il timore degli animali, o terrore per un luogo, o di un infarto imminente o qualsiasi altra cosa, e questo è di per sé una ricerca di sollievo, una difesa: da questo momento infatti sa dove dirigere l’attenzione e di cosa attivamente occuparsi.

Altre volte, come in alcuni casi di blocco da conflitto visti sopra, il pericolo percepito è quello di sbagliare, soprattutto quando per qualche motivo si ha la percezione che “è

proibito sbagliare”. In molti casi di conflitto entra in gioco una riattivazione di paure infantili: come quella di essere puniti, quella di essere disapprovati affettivamente (es. se sbagli di nuovo non ti voglio più bene) e soprattutto quella di essere sconfessati o abbandonati. Dal persistere latente di questo tipo di paura può nascere una pervasiva tendenza ai sentimenti di colpa: in questa forma di insicurezza ansiosa il soggetto esercita su di sé il sospetto cronico di aver sbagliato moralmente.

Originariamente, quindi nella prima metà del 900, i disturbi ansiosi venivano fatti risalire a complessi inconsci spiegati in ottica Freudiana, oggi le prospettive sono decisamente cambiate, la causa principale viene considerata attualmente come una situazione cronica di insicurezza interiore. Il sentimento di insicurezza è oggi considerato un problema più pervasivo, strettamente legato alle variabili di personalità e avente origine sia nelle esperienze infantili sia nella costituzione genetica del soggetto.

Solitamente accade che la persona insicura tenda a porsi in una situazione autoaffiliativa e di dipendenza, è in difficoltà nell’assumere posizioni affilianti e di responsabilità, e tende a soffrire di ansie o anche di vere e proprie angosce in rapporto a minacce di separazione, di allontanamento e soprattutto di abbandono. A volte la parsona ansiosa rivolge la propria insicurezza ed ansia verso se stesso e sul proprio corpo, ha paura di ammalarsi, di morire, di perdere il controllo o addirittura di impazzire. Altre volte invece concentra l’attenzione su situazioni esterne che ritiene fonte di pericolo, cerca di identificare una paura o insofferenza, e quindi elabora una fobia come quella dei luoghi chiusi, o aperti, o dei serpenti o degli insetti.

Insomma possiamo dire che i motivi di ansia possono essere tanti quanti gli essere umani di questo mondo anche se mantengono un filo che accomuna tutti, il lavoro da effettuare per comprendere meglio i motivi delle proprie ansie è appunto quello di studiare meglio le proprie motivazioni nei loro punti di convergenza e di divergenza.

 
 
 

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