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IL FENOMENO DEL SUICIDIO


Definizione

L’OMS definisce il suicidio come “un atto di eliminazione di se stesso, deliberatamente iniziato ed eseguito dalla persona interessata, nella piena consapevolezza o aspettativa di un suo risultato fatale” (OMS 1998).

Suicidio in Italia

I tassi di mortalità per suicidio in Italia, come in altri Paesi del Mediterraneo, sono significativamente inferiori rispetto ai dati riportati dai Paesi del Nord e del Centro Europa e da altri continenti (Levi et al. 2003).

Nel 2008 l’European Study on the Epidemiology of Mental Disorders (Scocco et al. 2008) su un campione di 4712 persone residenti in Italia ha evidenziato che la prevalenza di ideazione suicida, di piani e di tentativi suicidari è del 3%, 0,7% e 0,5% rispettivamente. I tassi di prevalenza di questi fenomeni correlati al suicidio non differiscono dalle zone del nord, centro e sud Italia.

I fattori di rischio relativi al comportamento suicidario sono: il sesso femminile, la bassa istruzione e un’ideazione al suicidio precoce. La presenza di un disturbo mentale costituisce un rischio per tutti i fenomeni di suicidio indagati (ideazione, piani e tentativi di suicidio). La depressione e l’ansia rappresentano un importante fattore di rischio, così come i disturbi alimentari e l’abuso di sostanze tra i giovani. Tra gli anziani sono da non trascurare le malattie somatiche. Altri fattori, come il sesso e l’età, hanno dimostrato avere un’influenza variabile su specifici aspetti correlati al suicidio. La morte per suicidio è più frequente negli uomini e negli adulti più anziani, ma l’ideazione suicida è più comune tra le donne e le persone più giovani. I fattori socio-demografici hanno evidenziato come gli adolescenti con un’età compresa tra 15 e 19 anni, che vivono nel nord-est, riferiscono di avere pensieri suicidi e talvolta una grave ideazione suicida (Scocco et al. 2008).

Tipologie di suicidio

La difficoltà nel riuscire a fornire una definizione univoca del fenomeno del suicidio si riscontra anche nel ridefinire una sintesi maggiormente omnicomprensiva della tipologia dei metodi utilizzati.

In generale, più un comportamento è caratterizzato dall’intento di morire, maggiore sarà la potenziale letalità del metodo scelto per adempiere a quella intenzione. Ciò è particolarmente vero nell’impiego programmato di determinati metodi, a differenza dell’atto impulsivo.

La scelta di un metodo di autodistruzione dipende molto da una serie di fattori che agiscono indipendentemente e in combinazione.

Come hanno descritto Berman, Litman e Diller (1989), questi fattori sono i seguenti.

  1. L’accessibilità e la facilità d’uso.

  2. La conoscenza, l’esperienza e la familiarità. L’uso e il possesso di armi è, per esempio, più diffuso nel sud degli Stati Uniti dove si registra anche un maggior numero di suicidi per arma da fuoco.

  3. Il significato, il simbolismo e la valenza culturale. Si è a lungo teorizzato sul motivo per cui le donne suicidarie preferiscono ingerire dei farmaci, e ciò sembra sia dovuto all’innata preoccupazione riguardo al proprio aspetto fisico e al timore di deturpazioni. Inoltre i farmaci sono stati a lungo associati all’idea di un sonno pacificatore, l’equivalente simbolico della morte.

  4. Lo stato psichico del potenziale suicida. Il bisogno di far conoscere le proprie riflessioni negli ultimi istanti di vita sembra essere associato alla scelta del metodo. Peck (1986) in uno studio sui giovani suicidi scoprì che coloro che usano metodi meno cruenti e meno letali (alcool e barbiturici, avvelenamento da monossido di carbonio) è più probabile che lascino alcune righe prima di suicidarsi. I metodi più strani e bizzarri sono quasi esclusivamente utilizzati da psicotici.

Per quanto riguarda le metodologie prescelte per attuare il suicidio i dati a livello nazionale sono piuttosto limitati.

Secondo i dati ISTAT pubblicati nel 2012 e risalenti agli anni 1993-2009 per gli uomini troviamo al primo posto “impiccagione e soffocamento” (52,1%), al secondo “precipitazione” (16,6%), al terzo “arma da fuoco ed esplosivi” (15%). Nelle donne troviamo, invece, al primo posto “precipitazione” (35,1%), al secondo “impiccagione e soffocamento” (33,4%) e al terzo “avvelenamento” (12,1%). Sembra emergere che dal 1993 al 2009 abbiano subito una sensibile diminuzione le modalità “avvelenamento” tra gli uomini e “annegamento” tra le donne.

Secondo i dati dei Paesi membri OMS, tra quelli ad alto reddito la maggior parte dei suicidi sembra avvenire per mezzo di armi da fuoco, soprattutto in America (46%). In Paesi con un’alta percentuale di residenti nelle campagne impegnati nell’agricoltura, uno dei metodi principali di suicidio è quello da “avvelenamento con pesticidi”. La revisione dei dati per gli anni 1990-2007 stima che circa il 30% dei suicidi a livello mondiale siano dovuti ad avvelenamento da pesticidi, soprattutto in Paesi a medio e basso reddito. Come detto per le tipologie di suicidio, anche le metodologie di suicidio sono influenzate dall’ambiente, possono cambiare nel tempo e possono diffondersi da una cultura all’altra. In aree altamente urbanizzate, come la Cina, dove la maggioranza della popolazione vive in grattacieli, il metodo di suicidio più comune sembra essere la “precipitazione”.

In conclusione per fornire una chiave di lettura più ampia, ma non esaustiva data l’evidente complessità dell’argomento, viene riportata di seguito una tabella riepilogativa delle diverse tipologie di suicidio.

SUICIDIO DIMOSTRATIVO

L’individuo non vuole realmente uccidersi, ma si configura generalmente come una richiesta di aiuto. Può avere significato di vendetta nell’intento di suscitare nell’altro un senso di colpa, di ricatto per ottenere qualcosa, di sacrificio per raggiungere una condizione superiore, di ordalia per sfidare la vita.

SUICIDIO LIBERATORIO

Può avere significato di fuga da una situazione vissuta come insopportabile, di lutto come perdita di una parte di sé, di castigo per l’espiazione di una colpa e di delitto in cui si cerca di portare con sé nella morte un’altra persona.

SUICIDIO PIANIFICATO

Quando un soggetto pianifica la propria morte. Può essere semplice o complesso nel caso in cui vi è la combinazione di più metodi per evitare il fallimento del primo metodo e garantire un esito fatale.

SUICIDIO DA BILANCIO

Quando una persona facendo un bilancio su come ha vissuto può essere indotta al suicidio dalla convinzione di essere un fallito. Si verifica un crollo dell’autostima che porta ad una svalutazione ed autocolpevolizzazione di fronte a se stessi ed un senso di vergogna davanti agli altri.

SUICIDIO DI COPPIA

E’ detto anche “suicidio romantico”. Si verifica quando tra due partner esiste un’elevata confluenza o simbiosi. Può riguardare due coniugi, due fidanzati, due amici o un genitore e un figlio. Quando le due persone decidono di togliersi la vita insieme stringono un “patto di suicidio” per promettersi di condividere tutto fino alla fine. Si verifica soprattutto quando entrambi vivono la sensazione di una vita insopportabile e senza senso. Talvolta è simultaneo, altre volte capita che sia attuato da un partner che uccide prima l’altro e poi se stesso. Può succedere, però in questo caso, che la vista del corpo morto dell’altro possa essere talmente sconvolgente da indurre una pausa di riflessione che consente di “svegliarsi” e abbandonare i propositi suicidi.

SUICIDIO DI DENUNCIA O DI PROTESTA

Quando una persona vede che tutti i suoi appelli dovuti alla frustrazione sono rimasti inascoltati può essere indotta a tentare modi di protesta più evidenti ed estremi

SUICIDIO EGOISTICO

E’ commesso da persone con un basso grado di integrazione sociale, cioè persone isolate, chiuse, spesso disadattate. Generalmente queste persone si allontanano dagli altri e si oppongono alle norme sociali. Assumono un’onnipotente illusione di autosufficienza o autarchia.

SUICIDIO IMPULSIVO

Quando è presente un’incontenibile agitazione, una forte pressione interna, un’elevata instabilità emotiva, un’esasperazione di emozioni negative. È commesso da chi sente l’impossibilità di sopportare continue frustrazioni, avvilimenti, mortificazioni: si passa subito all’azione (acting out) per liberarsi da una situazione vissuta come intollerabile.

SUICIDIO ISTITUZIONALE

E’ riconosciuto in alcune tradizioni: in India c’è l’usanza, per esempio, del suicidio della vedova. Questo rituale (desiderare di morire dopo la perdita di una persona cara) si verifica anche a livello psicologico nella nostra società quando muore il coniuge.

SUICIDIO LUCIDO E RAZIONALE

Si sceglie il suicidio utilizzando argomentazioni strettamente logiche e razionali. Chi lo realizza non è in preda ad emozioni impulsive e non soffre di disturbi mentali. È detto anche “suicidio filosofico” ed è teorizzato e attuato da quegli intellettuali o saggi, i quali ricorrono ad esso con argomentazioni fredde, logiche e razionali per allontanarsi dal disgusto della vita o dalla nebbia della noia.

SUICIDIO DA NOIA O DA TEDIUM VITAE

In questo caso non si “vedono” stati d’animo sconvolti, tormenti o situazioni ambientali intollerabili ma la persona si uccide perché la sua vita non ha nessun gusto o sapore, tutto sembra piatto, grigio, indifferente. Questa triste stasi emotiva insidia spesso alcuni adolescenti suicidi, i quali sfiorano la morte con indifferenza, distacco, apatia.

SUICIDIO MASCHERATO

Quando non si vuol far sapere i propri intenti suicidi perché ci si vergogna. Quando non si vuole incolpare la propria famiglia oppure si vuol fare riscuotere un’assicurazione sulla vita. Menninger (1938) lo ha definito “suicidio parziale” che secondo lui può essere riscontrato in tossicodipendenti, alcolisti, fumatori accaniti, personalità antisociali.

SUICIDIO DI MASSA

Alcuni sono dettati da situazioni sociali e ambientali insopportabili; altri sono inseriti in contesti religiosi dove si predica il suicidio come passaggio veloce verso l’altro mondo. Altri suicidi collettivi nascono in ambito adolescenziale dall’imitazione di comportamenti autodistruttivi dei coetanei. Si tratta tuttavia di casi meno frequenti rispetto ai suicidi individuali. Generalmente questi gruppi sono uniti o dall’uso di droga o da situazioni di insuccesso scolastico o emarginazione o fallimenti sociali.

SUICIDIO ORGANICO CONTRO IL PROPRIO CORPO

E’ attuato da quelle persone che non vogliono più vivere e riducendo la loro spinta vitale si rendono più predisposte a contrarre malattie e a conseguire più facilmente morti premature, attraverso tumori, malattie di cuore, diabete, enfisema. Secondo Menninger (1938) si tratta di una “conversione somatica” del desiderio di morire: è come se il corpo fosse invaso dalla morte psicologica che conduce poi a quella fisica. La malattia psicosomatica potrebbe rappresentare la “realizzazione” di questo desiderio di distruzione.

SUICIDIO ORDALICO

Quando si lascia alla fortuna, al fato, decidere della propria vita. Per esempio il passatempo mortale della roulette russa. La funzione di ordalia (ordalia = giudizio di Dio) consiste nel mettere alla prova il destino per “vedere se ci ama o ci odia”. Alcuni ricorrono a questi giochi pericolosi per riempire il vuoto della propria vita con sensazioni forti, eccitanti.

SUICIDIO PASSIONALE

Scaturisce quando si è in preda a un’emozione sconvolgente che annulla ogni considerazione razionale. Generalmente nasce da una forma patologica di gelosia amorosa, quando l’abbandono crea una profonda ferita narcisistica che fa crollare l’autostima. Spesso il suicidio passionale è preceduto dall’omicidio.

SUICIDIO RELIGIOSO

Al tempo dei martiri cristiani era diffuso un intenso atteggiamento mistico-religioso che considerava il martirio come un modo per ricongiungersi alla divinità e vivere in Cristo. Quando il suicida ha tale impostazione mistico-religiosa non è focalizzato tanto sulla morte, ma sul ricongiungimento all’energia universale in cui trovare la pace eterna.

SUICIDIO RIPARATORE

La spinta al suicidio riparatore è molto elevata quando si verificano scandali giganteschi. Una persona che ha commesso imbrogli e crimini si sente spinta al suicidio per espiare le proprie colpe per poi sentirsi assolto.

SUICIDIO PERSECUTORIO

Accade quando ci si sente perseguitati da una persona considerata la causa di tutta la propria infelicità. Si cerca di colpire in se stessi la persona che ci ha deluso e distrutto.

OMICIDIO-SUICIDIO

E’ composto di due momenti. Un primo momento in cui si uccide l’altro e un secondo in cui si uccide se stessi. I motivi dell’omicidio-suicidio possono essere raggruppati in due categorie: quello aggressivo-sessuale dovuto a gelosia che si attua quando si massacra il partner e poi ci si uccide; e quello aggressivo-protettivo che si verifica quando si uccidono i figli e le persone care e poi se stessi.

SUICIDIO SANSONICO

Quando si provoca la propria morte, ma per ammazzare anche altre persone.

SUICIDIO AGGRESSIVO DEI KAMIKAZE

E’ il suicidio attuato come arma di lotta contro i nemici o gli invasori.

(Adattato da POLITO M. Suicidio: la guerra contro se stessi. Cause e prevenzione. Libreriauniversitaria.it Editore. Padova, 2009)

BIBLIOGRAFIA

Antonella Rainone, Katia Tenore, Alice Bertuzzi, Sabrina Cantarano, Maria Luisa Carenti, Lorenzo Cruciani, Angela De Angelis, Giuseppina Fabene, Claudia Govetto, Edoardo Gregni, Federica Liso, Laura Pietracci, Paola Sabatini, Marta Sisto, Alessandra Spennato, Donatella Tomassi (2014). Il fenomeno del suicidio: epidemiologia e definizioni. Cognitivismo clinico, volume 11, numero 2.

Autore

Dott. Sabrina Cantarano

iscr albo psicologi del lazio n°20446

per contatti

sabrina.cantarano@live.it

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