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Esame di Stato Psicologi : ansie, riflessioni e pensieri


Si avvicinano sempre più le date del tanto temuto esame di Stato, inizia la corsa al ripasso tra ansie, notti insonni e mal di pancia. La maggior parte dei candidati si concentra sui contenuti delle prove, quindi su come individuare e differenziare al meglio i casi clinici o come progettare un intervento, tutti si affannano cercando le strategie più efficaci per prepararsi al meglio.

Per carità, nulla da eccepire ci mancherebbe… tuttavia la maggior parte dei candidati sembra concentrata più sull’esame in sé che non sul significato di “contratto” con la “società” che l’esame abilitante riveste. Mi spiego meglio per evitare fraintendimenti, quello che voglio dire è che i più sembrano affrontare l’esame di Stato come un qualsiasi altro esame, focalizzando l’attenzione quasi del tutto su cosa conviene scrivere, su come impostare un tema ecc. , tralasciando o addirittura evitando attivamente di riflettere sul vero significato che l’esame ha.

Infondo l’esame di Stato non è altro che un contratto che lo studente ormai diventato “dottore” stipula con il committente più autorevole che possa immaginare, ossia la “società”. Questo esame innanzitutto certifica che sono state acquisite delle competenze ma ancor di più garantisce alla società che le competenze acquisite verranno utilizzate in un modo specifico. Abilitarsi significa affermare che le proprie competenze verranno utilizzate garantendo eticità e moralità.

Se ci riflettiamo un pochino saremo certamente tutti concordi nel dire che è meglio non avere una preparazione impeccabile su tutti gli ambiti della psicologia, cosa tra l’altro impossibile vista la complessità dell’argomento, piuttosto che utilizzare le competenze acquisite per trarne dei vantaggi “particolari”. Infondo, nel caso non si abbiano competenze iper-specialistiche o ci si renda conto di non poter fornire un aiuto efficace su un determinato argomento si può inviare il cliente/paziente ad altri professionisti e questo di per sé si configurerebbe già come un intervento efficace, mentre, se si utilizzano le proprie competenze in modo scorretto tutto diventa più complicato.

Voglio fare qualche esempio pratico per essere più chiaro, mi riferisco ad esempio al fatto di utilizzare la dipendenza di un cliente/paziente per ricercare vantaggi personali o anche alla riservatezza che in quanto psicologi dobbiamo garantire, o alla tutela psicologica che dobbiamo fornire e favorire, o il diritto all’autonomia e all’autodeterminazione che dobbiamo tutelare e molto spesso stimolare, o anche al nostro garantire alla “società” che “mai” avremo pregiudizi o opereremo discriminazioni nei confronti di etnie o nazionalità, orientamenti sessuali o status socio-economici… e questi sono solo alcuni esempi non certo esaustivi.

Insomma possiamo dire con certezza che superare l’esame di Stato rappresenta una “Garanzia” per la “Società” , una garanzia costituita da una bandiera fatta certamente di competenze specialistiche ma ancor di più di principi etici e morali molto chiari che lo psicologo seguirà senza se e senza ma, una garanzia di salvaguardia dei principi che sopra ho elencato sia per lo psicologo ma soprattutto per la “società”.

Ora, voglio fare i miei più sinceri auguri a tutti i nuovi “dottori” che si stanno abilitando, sperando di essere riuscito, nel mio piccolo, ad alleggerire le loro ansie da prestazione riguardo al come affrontare l’esame che stanno per sostenere e di essere riuscito a far riflettere almeno qualcuno sul “significato” che ha il nostro esame di Stato.

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